Ogni anno è sempre la stessa storia. Verso marzo-aprile, dopo le abbuffate di Pasqua e Pasquetta, ci si ritrova gonfi di cibo e sensi di colpa. È proprio lì che si inizia a pensare alla tanto odiata prova costume.
Ma come?! Già manca così poco all’estate? Ma non dovevo iniziare la dieta a settembre? Veramente sono passati più di 6 mesi e non ho fatto assolutamente nulla?
Allora devo darmi una mossa! Volevo perdere 20 kg con calma in 6 mesi, ma qui il tempo stringe e devo recuperare. Devo sempre perdere gli stessi 20 kg, ma ho a disposizione al massimo tre mesi.
Già che ci sono, mi iscrivo pure in palestra così dimagrisco, mi pompo i muscoli, scolpisco gli addominali e finalmente avrò il fisico che ho sempre sognato!
Per le ragazze vale lo stesso discorso, ma magari aspirano al lato B bello tonico che hanno sempre invidiato alle modelle su Instagram.
Alzi la mano chi non l’ha pensato almeno una volta! Per me era diventato un’ossessione, a tal punto che… alla fine ci sono riuscito!
Peccato solo per il fatto che ho raggiunto il mio fisico da sogno per qualche mese, per poi riprendere tutti i chili persi e trovarmi più grasso, frustrato e demotivato di prima. Tanto valeva non iniziare e godermi l’estate senza pensieri.
Tutto ciò che leggerai in questo articolo, ricorda, deriva da quello che ho letto, da quello che ho studiato, ma prima di tutto da quello che ho vissuto.
Se me la sento di darti certi consigli è perché certi problemi li ho provati (e sofferti) sulla mia pelle. E sulla mia pelle ho anche testato le soluzioni.
Perché a volte è meglio NON mettersi a dieta
Sto per mettere nero su bianco una cosa che a occhio e croce hai sentito dire di rado. A volte, è meglio non iniziare nemmeno una dieta. Perché si rischia solo di fare danni e stare peggio di prima.
“Ma come, non devo mettermi a dieta? Fantastico, mi hai tolto un pensiero, finalmente posso mangiare schifezze senza sensi di colpa!”.
Eh sì, ti piacerebbe! Anche a me piacerebbe avere un fisico perfetto senza sacrifici, ma purtroppo non è possibile.
Lo so, forse ti ho confuso. Passiamo al dunque: questa dieta la devi fare o no?
La risposta è… nì.
Se con il termine “dieta” intendi la classica alimentazione da 1.200 kcal a suon di broccoli e petto di pollo, tra mille limitazioni, sofferenze, rifiuti alle cene con amici, brindisi coi bicchieri d’acqua fresca e tante altre frustrazioni… Beh questa non è una dieta, è una tortura!
“Ma in fin dei conti mi bastano tre mesi di sacrifici, così perdo 20 kg e poi torno a mangiare come prima. Mal che vada ne riprenderò 5 ma manterrò comunque un bel fisico, no?”
Sarebbe bello, ma non funziona così! Se torni a mangiare come prima, in men che non si dica ti ritrovi al punto di partenza (se sei fortunato).
In aggiunta c’è la frustrazione per il fallimento, che ti porta a mangiare senza freni e guadagnare altri chili. E poi altri, e altri ancora.
Alla fine dei conti, stai peggio di quando hai cominciato.
Questa situazione capita molto più spesso di quanto si creda, te l’assicuro. Non parlo per sentito dire o perché l’ho letto sui libri, ma perché ci sono cascato anch’io più di una volta.
Cambiare prospettiva: basta dieta, sì allo stile di vita sano
È difficile, lo so, ma il segreto è cambiare prospettiva. Invece di fossilizzarti su una dieta che nasce già con una data di scadenza, dovresti metterei d’impegno per seguire uno stile di vita sano. Giorno dopo giorno, per tutta la vita.
Probabilmente ne avrai già sentito parlare, ma fai fatica a capire cosa vuol dire in pratica: pesare al grammo gli ingredienti di ogni pasto? Massacrarsi in palestra 7 giorni su 7? Niente di tutto questo.
I comportamenti salutari diventano uno stile di vita quando entrano a far parte di ogni singolo giorno in modo automatico. Diventano un’abitudine perché ti fanno sentire meglio, non perché ti senti obbligato.
L’alimentazione più sana mi fa stare bene, non è un sacrificio a cui sono costretto pur di perdere peso.
Però c’è un problema. Le ricerche scientifiche dimostrano che ci vogliono dai 66 ai 184 giorni per acquisire un’abitudine. Facendo una media, poniamo che siano quattro mesi.
Sì, ogni giorno diventerà un pochino più facile rispetto al precedente, un passo alla volta. Ma sono pur sempre quattro mesi! Circa 120 giorni, circa 2.880 ore, 172.800 minuti, 10.368.000 secondi.
Il nostro cervello ci remerà contro ogni secondo. Già, perché il cervello vuole tutto e subito, non “comprende” il concetto di piacere a lungo termine. È proprio da qui che nascono i problemi.
Dalla teoria alla pratica: cosa mi insegna la mia esperienza
Non sono un nutrizionista, non sono uno psicologo, non sono laureato, sono soltanto un curioso.
Mi appassionano molto il benessere psicofisico, la crescita personale, il miglioramento continuo, le dinamiche del corpo e del cervello, i metodi pratici per migliorare la qualità della vita.
Per questo dedico tantissimo tempo a leggere libri e ricerche scientifiche, per poi applicarli ai miei comportamenti e verificare cosa funziona e cosa non funziona.
“Ma quindi per perdere questi 20 kg devo diventare uno scienziato?”.
Ovviamente no. Questa premessa mi serve soltanto per farti vedere che esistono approcci diversi.
Potevo semplicemente sintetizzare tutto in: “Vuoi dimagrire? Rivolgiti a un nutrizionista e segui alla lettera la dieta che ti assegna. Vuoi un fisico più muscoloso e tonico? Allenati con costanza facendoti seguire da un personal trainer”.
Però non hai bisogno che arrivi io per spiegarti queste cose, vero?
Il problema è che nel 99% dei casi prendiamo appuntamento con il nutrizionista, ci facciamo prescrivere una dieta, la seguiamo per una settimana… e poi tanti saluti.
Lo stesso discorso vale per la palestra. Dopo aver firmato un abbonamento trimestrale, la prima settimana siamo lì tutti i giorni, la seconda un giorno sì e uno no, e in men che non si dica il borsone rimane abbandonato nell’armadio insieme a tutti i nostri buoni propositi.
La verità? Sono in pochi a riuscire davvero a raggiungere l’obiettivo.
Io ho sempre fatto parte del 99% che non ce la faceva, e mi sono scervellato per capire come superare le difficoltà.
Oggi per me è ancora più difficile, considerati i problemi di salute dovuti all’incidente e il trauma psicologico che ne è seguito (ormai superato, ma non certo dimenticato).
“E dopo tutto quello che ti è successo ancora badi alla dieta e all’allenamento? Ma cosa te ne frega? Pensa a svagarti e divertirti!”
Il mio svago e divertimento però sta proprio qui, nella ricerca continua del benessere psicofisico. Nonostante tutte le difficoltà.
Esistono persone che, pur trovandosi in condizioni fisiche molto peggiori delle mie e del 99% della popolazione, godono comunque di una qualità della vita superiore rispetto alla media. È proprio lì che si nasconde il segreto.
Sarebbe troppo facile dimagrire e raggiungere il benessere psicofisico in condizioni ideali.
Il problema è che le condizioni ideali non esistono.
Una cosa semplice per cominciare: il piatto unico di Harvard
“Ricapitolando, devo mettermi a dieta o no?”
Non è tanto importante la dieta in sé, ma quanto è facile seguirla tutti i giorni, nonostante tutto. Nonostante il lavoro, i figli, le difficoltà, lo stress, i traumi.
Possiamo riassumere questo nel piatto unico di Harvard.
Questo schema, facilissimo da applicare, ha un forte valore in termini di educazione alimentare.
Tantissimi non hanno idea di come comporre un pasto, scegliendo gli alimenti nelle giuste proporzioni. Se si prende l’abitudine di seguire lo schema del piatto unico, i risultati arriveranno in automatico.
Non è magia nera, in fin dei conti. Va da sé che, se metà del piatto è riempita di frutta e verdura e l’altra metà di proteine e cereali, il pasto sarà equilibrato e salutare.
Non c’è spazio per il solo piattone di pasta a pranzo. Neanche per il panino preso al volo al bar. Non c’è spazio per tutte le schifezze che si mangiucchiano per noia: oggi un pacchetto di patatine, domani uno di biscotti, magari tra un sorso di Coca-Cola e l’altro.
Apro e chiudo una parentesi: la Coca Zero è anche peggio di quella con gli zuccheri, ma te ne parlerò un’altra volta.
Ovviamente ho cercato di semplificare al massimo perché ci tenevo a darti un suggerimento pratico che puoi applicare subito e che, anche da solo, può fare la differenza.
Ho preso spunto dalla legge di Pareto: “l’80% dei risultati dipende dal 20% delle nostre azioni”.
Meglio una piccola abitudine mantenuta con costanza nel tempo, rispetto a mille rivoluzioni che nascono con grandi proclami ma ben presto sono destinate a sciogliersi come neve al sole.
Se continuerai a seguire il mio blog, a questo primo consiglio pratico ne seguiranno molti altri.
E, te l’assicuro, il principio sarà sempre lo stesso. Zero sacrifici disumani, zero promesse irrealizzabili, zero pretese di fare miracoli da un giorno all’altro.
Solo tante piccole cose che, messe insieme, ti aiuteranno a sentirti meglio con te stesso. A guardarti allo specchio e vedere riflessa la persona che hai sempre voluto diventare.
Se hai letto fin qui e vuoi condividere con me la tua storia, contattami!
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